Rubrica Salute e Benessere: Attacchi di Panico, una richiesta di ascolto interiore

Attacco di panico immagine

Gli attacchi di panico sono eventi improvvisi e intensi di paura o malessere estremo, che spesso richiamano a sensazioni di paralisi e di morte. Questi episodi spaventosi vengono spesso bollati come un sintomo sgradevole, da eliminare e che bisogna estinguere nel più breve tempo possibile. Nell’immaginario comune l’attacco di panico viene quasi considerato una sorta di errore, una reazione irrazionale e totalmente lontana da significati chiari e comprensibili. Questo può accadere principalmente perché l’attacco di panico si manifesta come una reazione alla paura, con la caratteristica che arriva in momenti in cui non c’è alcuno stimolo spaventante e che addirittura può arrivare in momenti di relax e di distensione. È questo principalmente il motivo per cui vi è una connotazione tanto negativa di questo accadimento, poiché esso è improvviso, ingiustificato e porta a vivere stati fisici ed emozioni legate ad un terrore tanto forte da lasciar presagire un vero e proprio momento di morte. Gli attacchi di panico sono spesso associati all’ansia, tuttavia la psicologia ci insegna che non è affatto un nemico, ma può essere un messaggero che ci indica che qualcosa nel nostro ambiente o nelle nostre vite non sta funzionando nel modo in cui noi avremmo bisogno. In questo senso, un attacco di panico può essere visto come un allarme che suona quando i nostri bisogni emotivi o psicologici non vengono, per qualche motivo, ascoltati o soddisfatti.

Al lettore verrà a questo punto di chiedersi cosa porta questo sistema di allarme ad avvertire in modo tanto confusionario di ciò che non stiamo ascoltando, decontestualizzato rispetto alle situazioni e con una tale intensità. La risposta a questo quesito è nella nostra capacità a stare in contatto con la propria interiorità. Come spesso abbiamo ribadito, le emozioni hanno ruoli evolutivi molto precisi e comunicano messaggi specifici. La cultura, l’educazione e il modo in cui nel tempo abbiamo imparato a rappresentare il mondo e noi stessi ci ha portato a costruire degli schemi nel quale ogni cosa viene incasellata secondo il nostro modo di essere. Il grande disastro, che può portare a rendere reazioni come gli attacchi di panico e l’emotività in genere come qualcosa in grado di diventare disfunzionale, sta proprio nei conflitti che si possono generare tra gli schemi rappresentativi che usiamo per darci una posizione nel mondo con quelli che sono dei più profondi e naturali bisogni.

I bisogni non ascoltati possono variare da persona a persona. Possono includere il bisogno di sicurezza, di amore e appartenenza, di stima e riconoscimento o di autorealizzazione. Ognuno dentro di sé può arrivare a contattarne di diversi in base a ciò che nella sua vita non è adeguatamente nutrito. Quando questi bisogni non vengono ascoltati o soddisfatti, può scatenarsi un attacco di panico, un tentativo del nostro sistema psicologico di attirare la nostra attenzione su questi bisogni non ascoltati. Perché dunque ciò non viene fatto? Cosa ci porta quindi a non riuscire a riconoscere e a portare a soddisfazione qualcosa che è tanto istintuale? I limiti che possiamo porre a quel riconoscimento. Rispetto all’identificazione di quali limiti e del perché li poniamo, apriamo un gigantesco vaso di pandora nel quale da ogni individuo può scaturire ogni percezione, ogni esperienza, ogni vissuto che ha composto la sua vita. Si può non riconoscere un proprio bisogno per paura, per insicurezza, nell’idea di non esserne degni, nella percezione che può essere fonte di sofferenza per qualcuno e molto altro. Gli attacchi di panico sono dunque la punta, una sirena che avverte che qualcosa nel rapporto con la propria interiorità non è indirizzato verso il benessere ma che ha smarrito il focus verso di sé.

Il lettore avrà ora gli strumenti per comprendere quanto sia distruttivo assumere tutta una serie di strategie per togliere la voce a questi meccanismi, sopprimendo il sintomo senza avergli dato un’adeguata attenzione e senza aver colto il messaggio che si sta ignorando e che è così essenziale che la nostra mente ci porta a fare esperienza di sensazioni di morte pur di farci comprendere quanto siano vitali. Lo fa quando le nostre difese sono più basse, quando i pensieri lasciano il posto all’ascolto personale e si può sentire dentro di sé la fame, l’urgenza delle più profonde necessità. Gli attacchi di panico possono essere spaventosi e sconcertanti, ma non sono mostri da combattere. Sono i segnali di una parte di noi che ha bisogno di fare la voce grossa per essere vista e per invitarci a prenderci cura di lei. È importante fermarsi, ascoltarsi, trovare gli spazi giusti per tornare a riconoscere il linguaggio del proprio mondo interiore e capire come ricostruire un corretto e funzionale rapporto con i propri bisogni.

Dott. Giuseppe Cinieri, psicologo clinico e della salute – Una Stanza per Sé: servizi per il benessere psicologico Adulti, giovani adulti e adolescenti – www.unastanzaservizi.com – Whatsapp: 3715667652