In questo articolo cercheremo di riflettere insieme in chiave psicologica su quanto accaduto il 7 Luglio scorso a Palermo, quando una diciannovenne si presentò al Pronto Soccorso denunciando di essere stata stuprata da sette giovani in un cantiere abbandonato. Del caso si è molto discusso in tv, nei talk show e sui social, accostando l’accaduto alla critica verso una cultura ancora eccessivamente maschilista.
Scegliamo oggi, lontano dall’onta del fervore mediatico, di provare ad affrontare il discorso per spiegare nel dettaglio cos’è che accade nella mente di una persona in gruppo quando compie determinate azioni ai danni di un altro essere umano e perché, dunque, in questo caso , la soluzione possa non essere necessariamente la specifica lotta al patriarcato.
In queste situazioni, partendo dal concetto di gruppo, sembrano intervenire sugli implicati alcuni processi tipici del suo funzionamento: la diffusione di responsabilità, la spinta al conformismo e la disumanizzazione della vittima.
Questi meccanismi sociopsicologici sono stati studiati per comprendere anche come mai durante l’Olocausto la gente fosse stata in grado di compiere azioni atroci ai danni di altri esseri umani e si è potuto comprendere come essi abbiano un valore protettivo per chi li mette in atto. La diffusione di responsabilità, infatti, permette di disconnettersi dall’assumersi il compito di soluzionare o intervenire in situazioni di emergenza in cui è presente un gruppo di persone, partendo dagli assunti che “qualcun
altro lo farà al posto mio” o “se nessuno interviene vuol dire che non è poi così grave”. Questo aiuta il singolo a non dover entrare in contatto con la frustrazione dell’inadeguatezza, con la possibilità del fallimento o con l’accusa e la critica esterna, tutelandosi in questo genere di occasioni. Il risultato è una totale delega dell’intervento che genererà inevitabilmente immobilismo.
Ad aggiungersi a questo fenomeno, nel caso del “branco” di Palermo, è proprio la dimensione del gruppo, che possiede intrinsecamente la necessità di conformarsi per sentirsi parte di quella stessa dimensione. Gli studi hanno dimostrato che una persona può essere in grado di uniformarsi fortemente alla maggioranza anche se la scelta espressa dal gruppo spinge in direzione contraria rispetto alle sue percezioni e ai suoi valori personali. Muoversi contro la maggioranza significa incorrere nel rischio dell’emarginazione o della totale esclusione, situazione che in un gruppo con un’identità prevaricante,
potrebbe inoltre comportare il rischio di diventare vittima del gruppo stesso.
Qui si giunge al terzo punto della nostra riflessione: la disumanizzazione della vittima. Si tratta di un fenomeno che solitamente nega l’umanità della persona che ha di fronte, senza riconoscerne più i sentimenti, la storia, la vita. Non è un meccanismo che prevede l’assenza di empatia, in realtà il carnefice spesso vede il dolore che provoca nell’altro, ma lo riconosce come fonte di piacere per se stesso. Alla base di questo vi sono impulsi sadici di prevaricazione e distruzione dell’altro.
Nel caso di Palermo, la commistione tra questi eventi potrebbe, a nostro avviso, aver generato il fatto che ormai tutti conosciamo.
E, dunque, cosa possiamo fare?
Certamente alla base della prevenzione ci sono la coltivazione di una buona autostima, come base per decidere di opporsi all’influenza negativa di un gruppo e/o denunciarne la pericolosità; di una buona assertività, per riconoscere e definire i confini propri e dell’altro; e l’utilizzo dell’empatia in modo funzionale, per evitare che il riconoscimento di ciò che prova l’altro venga utilizzato con scopi devianti dalla connessione pura con chi si ha di fronte.
Assumersi la responsabilità consapevole del prenderci cura di noi stessi e degli altri è la chiave per affrontare grandi cambiamenti culturali, storici e sociali al di là dell’etichetta.
Un Saluto da:
“Una Stanza per Sé: servizi per il benessere psicologico”, studio di psicologia.
Offriamo consulenza online in tutta Italia e supporto psicologico ad Oria, in provincia di Brindisi.
Ci rivolgiamo ai singoli adulti, bambini, adolescenti o a coppie e famiglie che vogliano scoprirsi, accrescere il proprio benessere, riflettere e prendere decisioni importanti e migliorare il rapporto con sé e con gli altri.