Rubrica Salute e Benessere: Inscatolati nella propria testa, una prospettiva sui pensieri intrusivi.

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Al lettore è mai capitato di sentirsi intrappolato da una rete di pensieri dal quale non riesce a slegarsi? A pensare e ripensare a situazioni che potenzialmente potrebbero accadere o che sono capitate nel passato e non riuscire a non pensarci?
Nel corso della propria storia, l’uomo ha sempre utilizzato il pensiero per poter imparare dai suoi errori, per crescere rispetto al passato e a prevedere scenari possibili, consentendone una maggiore possibilità di sopravvivenza. Per questo, quanto stiamo raccontando in questo spazio, è un modo di rapportarsi alle cose che in una certa misura è normale, utile e funzionale ma che nell’irrigidimento perde la sua funzionalità e produce un effetto contrario a quello per il quale esiste.
Una differenziazione utile può essere fatta tra rimuginio e ruminazione, due stili di pensiero che come abbiamo detto possono avere la loro funzionalità. Se il rimuginio può essere visto come uno strumento per la regolazione dell’ansia, la ruminazione potremmo considerarla come un modo per elaborare contenuti emotivi complessi al fine di elaborarli e superarli. Il discorso diventa, invece, molto diverso quando questa modalità di riflessione viene utilizzata in modo massiccio e senza che sia realmente funzionale al raggiungimento di un cambiamento positivo. In questo caso si parla di rimuginio e ruminazione disfunzionali.
Il rimuginio disfunzionale è comunemente osservabile in persone con un rapporto complesso con la propria ansia, può arrivare a generare pensieri negativi e incontrollabili in grado di paralizzare totalmente le proprie capacità nel trovare soluzioni a situazioni che possono essere vissute come complesse. Questo processo mentale è attivato nel tentativo di risolvere problemi incerti, spesso legati a preoccupazioni future o decisioni difficili. Nel rimuginio, la mente crea scenari negativi futuri, concentrandosi su potenziali problemi e anticipandone gli esiti. Questa strategia, eccessivamente applicata, diventa estremamente dispendiosa in termini di risorse cognitive e contribuisce alla sofferenza emotiva. Ciò accade in quanto si arriva a vivere emotivamente ognuno degli scenari negativi immaginati, arrivando a sottoporsi ad un vero e proprio bombardamento di sensazioni ed emozioni spiacevoli.
La ruminazione disfunzionale è, invece, un tipo di pensiero persistente e circolare, focalizzato su un umore negativo. Questi pensieri non portano a soluzioni pianificate, ma piuttosto generano sensazioni di paralisi e impotenza emotiva. La ruminazione si concentra spesso su eventi passati spiacevoli, analizzati in modo dettagliato nella ricerca delle cause e delle conseguenze. Questo tipo di pensiero porta spesso a bloccarsi nei ricordi vissuti nel passato, ostacolando la possibilità di affrontare le situazioni presenti. È possibile riconoscerlo in situazioni di importanti flessioni dell’umore ma anche associati a vissuti traumatici. Anche in questo caso si può arrivare ad attuare un vero e proprio logoramento interiore. Il vivere e rivivere gli eventi del passato che hanno portato sofferenza senza dare a quel ricordo nuove prospettive e lenti diverse con cui riaffrontarlo, diventa una spirale negativa dal quale diventa complesso venire fuori.
A questo punto però al lettore verrà da chiedersi, perché questo accade? Spesso alla base di tale funzionamento c’è la spinta a risolvere razionalmente ciò che necessita una presa in cura più intima ed emotiva. Quando si prova a spostare solo sul piano mentale qualcosa che crea turbamenti sul piano affettivo, diventa impossibile trovare una soluzione razionale e pratica. Inoltre, va considerato che al fine di prendere coscienza di alcuni aspetti di sé non è sufficiente ragionarci da soli. Affinché alcune cose possano diventare evidenti alla nostra percezione del mondo è opportuno imparare ad utilizzare lenti nuove con cui guardare verso di sé e il mondo. Questo è possibile soltanto attraverso la relazione con l’altro, con un rapporto funzionale e impostato sulla presa in carico di tutti quegli aspetti che normalmente non riuscirebbero ad essere visti. In questo un percorso psicologico può essere una chiave fondamentale per disinnescare pensieri intrusivi e ripetitivi, non provando a controllarli ma piuttosto imparando ad ascoltare, accogliere e legittimare i bisogni che stanno provando a suggerire.

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