Rubrica Salute e Benessere: Perché ci lamentiamo? Un’analisi psicologica del fenomeno

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Le lamentele sono un aspetto intrinseco della vita quotidiana. Le persone spesso esprimono insoddisfazione riguardo a vari aspetti di sé stesse, degli altri o dell’ambiente circostante. Tuttavia, comprendere appieno il fenomeno del lamentarsi richiede un’indagine più approfondita. Che cosa implica esattamente? Perché le persone lo fanno? Quale impatto ha nel rapporto con se stessi e nelle interazioni con gli altri?

Nonostante le lamentele siano una parte comune della vita quotidiana, sorprendentemente è stato studiato poco su questo argomento. La maggior parte delle ricerche su questo comportamento si sono concentrate sulla sfera della soddisfazione e dell’insoddisfazione dei consumatori, come dimostrato dall’istituzione del “Journal of Consumer Satisfaction, Dissatisfaction, and Complaining Behavior” nel 1988. Queste ricerche hanno indagato sui fattori che influenzano le opinioni delle persone riguardo ai prodotti, la volontà di esprimere insoddisfazione e la risposta delle aziende. Tuttavia, le lamentele non si limitano alla sfera del marketing, ma si estendono a una vasta gamma di situazioni. Con questo articolo si prova a esaminare con il lettore il fenomeno da una prospettiva più ampia e si cerca di rispondere alle domande che ci si può porre sull’argomento.

In base alla definizione fornita dal Dizionario Internazionale Webster’s Third New (Gove, 1981), lamentarsi significa “esprimere malcontento, insoddisfazione, protesta, risentimento o rimpianto”. Questa definizione suggerisce che lamentarsi può essere considerato come l’espressione di un atteggiamento negativo verso un oggetto, una persona o una situazione. Molta della ricerca sulle lamentele dei consumatori si è concentrata su questa interpretazione, trattando il comportamento come risultato di una discrepanza percepita tra le aspettative verso un prodotto e la sua prestazione effettiva. Tuttavia, non tutte le lamentele derivano da un sentimento soggettivo di insoddisfazione, ma le persone lo fanno anche quando non si sentono effettivamente insoddisfatte. In molti casi non riflettono le vere posizioni di un individuo, ma con esse si cerca di ottenere particolari reazioni dagli altri.

Di conseguenza, un’interpretazione più accurata delle lamentele potrebbe considerarle come espressioni di insoddisfazione, indipendentemente dal fatto che questa sia soggettivamente avvertita. Questo avviene allo scopo di liberare emozioni o raggiungere obiettivi personali o sociali.

Un fattore chiave che sembra influenzare la frequenza delle lamentele è l’attenzione su se stessi. Le persone che sono naturalmente propense all’ascolto di sé possono essere più inclini a lamentarsi, specialmente se ciò serve a raggiungere obiettivi personali o sociali. In questa situazione, una persona potrebbe meglio riconoscere i propri stati emotivi e di conseguenza i bisogni personali quando questi non vengono soddisfatti.

Va inoltre considerato che non tutte le lamentele sono rivolte all’esterno. Le persone possono anche farlo con se stesse, intraprendendo un dialogo interno in cui esprimono il loro malcontento. In questo senso, possono svolgere una funzione di auto-conferma, consentendo di valutare e convalidare i propri sentimenti. Lamentarsi può, infatti, servire come uno strumento per affrontare e gestire le emozioni negative.

Inoltre, le lamentele possono svolgere un ruolo chiave nelle interazioni sociali. Le persone possono utilizzarle come una strategia per ottenere vantaggi sociali, come simpatia o evitamento da situazioni indesiderate. Esse possono suscitare reazioni empatiche negli altri, creando un senso di legame e condivisione delle esperienze negative.

Quando tutto ciò smette di essere funzionale e assume un ruolo negativo? Questo accade quando il lamentarsi diventa eccessivo e disfunzionale. Mentre esprimere le proprie emozioni può essere sano, concentrarsi costantemente sugli aspetti negativi della vita può alimentare stati emotivi disfunzionali. Questo può portare a uno stato di spirale discendente in cui le lamentele costanti creano un ciclo di emozioni negative che a sua volta ne aumenta la frequenza.

Le lamentele eccessive possono anche danneggiare le relazioni interpersonali. Gli individui che lo fanno costantemente possono essere percepiti dagli altri come difficili da sopportare. Questa percezione può portare gli altri a evitarli o a rispondere in modo negativo anche quando protestano in modo legittimo. Le lamentele eccessive possono soffocare le interazioni sociali positive, poiché il costante flusso di insoddisfazione può diventare faticoso per gli altri all’interno di un rapporto.

Oltre alla quantità con cui viene fatto, c’è un ulteriore elemento che potrebbe andare a delineare meglio la funzione del lamentarsi. Il dove si ricerca la responsabilità di ciò di cui ci si lamenta. Esistono due direzioni in cui percepire le responsabilità di ciò che accade nelle proprie vite, un focus esterno rispetto a sé ed uno interno e quindi autoriferito.

Chi si lamenta ricercando in sé le responsabilità potrà essere meglio indirizzato verso la ricerca di una soluzione, seppure nell’eccesso di questo comportamento potrebbe intaccare significativamente l’autostima e il senso della propria efficacia nelle cose della vita.

Chi, invece, pone le responsabilità verso l’esterno è possibile che possa sentirsi impotente nella gestione di ciò che vive e perciò abbandonare ogni possibile responsabilità nei confronti del cambiamento.

Il lettore potrebbe ritrovare degli esempi abbastanza esplicativi nel processo con cui si prova a raggiungere un obiettivo, come la ricerca di un lavoro o un risultato particolarmente positivo negli studi. Una persona che attribuisce a sé le responsabilità di ciò che gli accade si metterà in discussione e proverà a trovare diversi modi di raggiungere quel risultato, come un cambio nelle modalità di ricerca di un lavoro o una maggiore comprensione del proprio metodo di studio. Tuttavia, un’eccessiva autocritica può col tempo portare a sentirsi incapaci, inadeguati per poter raggiungere quell’obiettivo e in genere nella vita. In questo caso diventare lamentosi verso le proprie capacità e se stessi può arrivare ad avere effetti significativamente negativi su di sé e chi ci circonda.

Una persona che, invece, attribuisce all’esterno le responsabilità, trova delle cause che spiegano i suoi insuccessi nel mondo. In questo caso la difficoltà a trovare un lavoro diventa unicamente un problema sociale e di mancanza di offerte lavorative e un insuccesso nello studio può essere percepito come un’antipatia da parte di un docente e che quindi ostacola i propri studi. Il risultato di un’eccessiva critica verso cose di cui non si ha il controllo e lo sviluppo di un comportamento di lamentela su quelle cose, può portare chi ricerca lavoro ad arenarsi verso metodi non efficaci e a smettere realmente di cercare in modo attivo un impiego o a non sentirsi realmente motivati a impegnarsi in modo funzionale nello studio.

A questo punto dell’articolo, il lettore potrà arrivare a chiedersi come poter gestire tutto questo. In che modo monitorare e rendersi conto se i propri comportamenti di lamentela rimangono su un piano funzionale? La risposta, come spesso accade, sta nella comprensione di sé e nell’ascolto di ciò che viviamo. Comprendere cosa ci rende insoddisfatti, cosa crea frustrazione nelle nostre vite e il modo in cui reagiamo a queste cose nella nostra personale lettura del mondo, è la base per viverle con serenità.

In conclusione, il fenomeno delle lamentele è complesso e sfaccettato. Possono derivare da molteplici motivazioni, comprese insoddisfazioni reali o percepite, desiderio di ottenere vantaggi sociali o semplicemente la necessità di esprimere emozioni. Le lamentele possono servire come strumento per ottenere obiettivi personali o manipolare le impressioni degli altri. Tuttavia, il loro uso costante, può avere effetti negativi sulla salute mentale e sulle relazioni interpersonali. Pertanto, è essenziale una maggiore comprensione e consapevolezza delle motivazioni e di come questo comportamento impatta nelle interazioni umane e sulla propria interiorità.

Un Saluto da:

“Una Stanza per Sé: servizi per il benessere psicologico”, studio di psicologia.

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