Come genitori o persone che si occupano della cura di un bambino piccolo, vi siete mai
chiesti che differenza c’è tra usare un cellulare o un tablet con un bambino che vive
un’emozione sgradevole oppure fare un’attività insieme?
I tablet e i cellulari sono strumenti che oramai fanno pienamente parte della quotidianità di
ognuno. Per tale motivo, si osservano molto spesso giovani genitori e non utilizzare questi
strumenti come distrattori quando il loro bambino non riesce a mangiare tutto il piatto, a
rimanere calmo in un ambiente pubblico o si annoia.
Al di là del fatto che per ognuna delle situazioni su citate ci siano delle implicazioni differenti e che dobbiamo imparare ad osservare il nostro comportamento come adulti su dei bambini in base ai contesti e all’età del bambino stesso, ciò che intendiamo fare oggi è riflettere sul messaggio che diamo ai nostri figli quando offriamo loro un video come palliativo alla sofferenza. Perché quando offriamo un cellulare ad un bambino per farlo smettere di piangere o urlare, non stiamo facendo altro che proporgli un analgesico emotivo, che sposterà la sua mente su altro e non lo aiuterà a crescere, ad organizzarsi e a rielaborare il disagio emotivo che prova,.
L’uomo, infatti, si è biologicamente evoluto come animale sociale e in quanto tale, possiede
un cervello che non si è ancora organizzato sulla base del funzionamento digitale. Il modo di funzionare e regolare i nostri vissuti è assolutamente quello del contatto con gli altri e non dell’isolamento. La nostra vicinanza ad un bambino assume ancora maggiore importanza se pensiamo che la parte della comunicazione che recepiamo di più in termini emotivi è il linguaggio non verbale. Il nostro sguardo, la nostra postura e le tensioni del nostro volto sono ciò che maggiormente permettono ad un bambino di comprendere se ciò che sta vivendo in quel momento è pericoloso o è assolutamente normale e quindi non è in pericolo e può gestirlo piano piano nel tempo.
Al contrario, nel momento stesso in cui scegliamo di dare al bambino un cellulare, non solo
gli stiamo dicendo “ignora quello che senti”, ma gli neghiamo la possibilità di crescere con
noi, di imparare a gestire quella sofferenza e aumentare la sua soglia di tolleranza.
La distrazione in generale, sia nel mondo adulto che nell’infanzia, crea una situazione di
sollievo momentanea che non elimina il disagio e la sofferenza. L’unica forma di
rielaborazione e contenimento delle situazioni di stress è nella relazione con l’altro.
In conclusione, quando nostro figlio mostra disagio e ci troviamo di fronte una scelta tra
prenderlo in braccio o per mano, intrattenerlo, chiedergli come sta, inventare un gioco
oppure mettergli in mano un tablet o un cellulare e spegnere la sua emotività con un video,
chiediamoci: cosa vogliamo per lui? Che impari a vivere le sue emozioni, comprendendosi e
rielaborandole o che si calmi in quel momento facendo sì che la sua emotività torni più tardi, magari maggiorata da qualche altro disagio?
Abbiate sempre cura di voi e degli altri.
Una Stanza per Sé: servizi per il benessere psicologico.
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